Comunicare, whatever it takes. Il nostro lavoro ai tempi del Cigno Nero
Grafica Veneta è diventata famosa in tutto il mondo per aver dato alle stampe la saga di Harry Potter. Una commessa da milioni di copie che ha fatto della tipografia fondata da Fabio Franceschi una case history aziendale a livello planetario. In queste ore Franceschi sta riconvertendo parte dell’impianto alla produzione di mascherine protettive. Non si potranno chiamare così, perché prima vanno certificate, ma non è questo che conta ora. Conta che si può passare dai libri alle mascherine. O come Miroglio, dai tessuti per la moda alle mascherine. L’era del coronavirus – forse dovremo presto smetterla di chiamarla emergenza – pone domande a tutti. Non solo a chi può produrre dispositivi sanitari. In questi giorni siamo tutti chiamati ad avere a che fare con un mercato che non sarà più lo stesso. Almeno per quest’anno.
Aver lavorato per anni con le startup aiuta: da “viaggiatori leggeri” si può provare a riconvertire parte della propria attività in modo veloce con piccoli progetti, veri e propri MVP, minimum viable product da mettere a punto e testare.
Non prodotti perfetti, ma prodotti e servizi che possano rispondere ad esigenze mutevoli. È il sale dell’innovazione, e ha più che fare con la cultura che con la tecnologia.
A cosa serve Blum, siamo tornati a chiederci in questi giorni. Quale compito assolviamo? La risposta, per noi, è sempre la stessa: raccontare e far incontrare l’Italia che innova. Con la comunicazione e i progetti editoriali, con le media relations, con gli eventi. Gli eventi appunto. Un settore in grande crescita per Blum nel 2020. In teoria. Fino all’arrivo del Cigno Nero. Aver letto il libro di Taleb la scorsa estate (era lì da un po’), forse ha aiutato a reagire in fretta. Se è venuta meno la possibilità di incontrarsi dal vivo, non è venuta meno la necessità di confrontarsi. È di quella che ci siamo innamorati: del confronto, non del format di confronto.
Per questo in dieci giorni abbiamo creato una piccola startup interna che facesse scouting tecnologico, ragionasse sui format avvalendosi anche di collaboratori esterni e lanciasse un primo piccolo MVP sulle nostre testate giornalistiche. Così nel contempo siamo nella possibilità di rispondere alla urgente richiesta di alcuni partner per progettare format di eventi di networking online da mille, cento o anche solo cinquanta persone. Gli stessi che continuiamo a progettare per quando tutto questo sarà finito. Ma, appunto: quando sarà finito?
Siamo una società fortunata. Ci sentiamo immersi in una filiera fatta di partner che stanno affrontando questa emergenza investendo e sperimentando. Rilanciando invece che tagliando. Assieme agli eventi onlife entro il mese di aprile rinnoveremo, grazie alla collaborazione con Sheldon.studio, tutte le nostre testate ad iniziare da Innovation Nation, Veneto Economia e Alto Adige Innovazione, insisteremo sulla produzione di contenuti che generino lead e costruiscano relazioni.
Non è una ricetta: il tempo presente ci obbliga a ragionare su ciò che abbiamo tra le mani oggi. L’emergenza, come insegna il Cigno Nero, è la normalità. E in questa nuova normalità nessuno ha la ricetta. Quello che possiamo fare è quello che, da giornalisti e comunicatori, abbiamo sempre fatto: ascoltare, selezionare e creare connessioni che creino valore aggiunto per tutti, condividere, nel nostro piccolo, quel «Whatever it takes» che abbiamo voluto sulle pareti del nostro ufficio e che per l’Italia di oggi è, senza troppa retorica, l’unico mantra da recitare.
Blum