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City Vision, 1000 presenze e 250 amministrazioni alla sesta edizione degli Stati generali delle città intelligenti

Una piattaforma che mette in relazione e fa incontrare pubbliche amministrazioni locali e imprese innovative: è questo l’obiettivo di City Vision, community creata e curata da Blum, che oggi, a cinque anni dalla nascita, si è affermata come una delle principali realtà in Italia a occuparsi del tema delle città e dei territori intelligenti. Un progetto che rimane coerente alla sua intuizione iniziale: l’innovazione diventa reale – e quindi porta vantaggi concreti ai cittadini – solo se si innesta nelle policy che definiscono lo sviluppo dei territori che viviamo.

Ieri si è conclusa la sesta edizione degli Stati generali delle città intelligenti, l’evento che una volta all’anno riunisce a Padova una rete che, nel resto dell’anno, si incontra e cresce in un roadshow che attraversa tutta l’Italia, da Sud a Nord, dai borghi alle grandi città. 

I numeri di questa edizione: 250 amministratori pubblici presenti – tra le città rappresentate Milano, Torino, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Siracusa, Lecce –, oltre 1500 persone comprendendo anche esperti, imprese e cittadini, due giornate fitte di tavoli di lavoro, workshop, sessioni plenarie, keynote speech, networking, e poi gli eventi aperti al pubblico come la rassegna cinematografica City Vision Docs, l’evento “La smart city che vorrei” con 500 studenti delle scuole superiori del Veneto, fino ai laboratori di Parkour.

I premi

Una community, un evento, ma anche un osservatorio: il City Vision Score, di cui agli Stati generali è stata presentata l’edizione 2025, è l’indice, curato da Blum e Prokalos, che misura su una scala da 10 a 100 il grado di “intelligenza” di tutti i 7.896 comuni italiani, attraverso 30 indicatori distribuiti in 6 dimensioni – smart governance, smart economy, smart environment, smart living, smart mobility e smart people – con dati normalizzati da fonti istituzionali.

Durante l’evento sono stati premiati alcuni Comuni italiani che si sono distinti per la loro performance nello Score e per aver attivato “buone pratiche” concrete per rendere i territori più intelligenti sul fronte della sostenibilità, della digitalizzazione, dell’inclusione sociale. 

Bologna è la città più smart d’Italia 2025: il sindaco Matteo Lepore ha ritirato il premio agli Stati generali. Il capoluogo emiliano per il primo anno infrange il primato di Milano, che scende al 39esimo posto. Dalla classifica generale emerge che l’Italia più smart ha il baricentro spostato a Nordest. Nelle prime quindici posizioni dello score compaiono infatti solo comuni di questa zona del Paese. 

Anche nella classifica dei capoluoghi il Nord si conferma l’ecosistema più maturo. La top ten è guidata da Bologna, seguita da Trento e Milano; quindi Ferrara e Firenze, poi Treviso, Parma, Pordenone, Padova e Monza a chiudere la decina. In totale sono rappresentate 6 regioni, il doppio rispetto all’anno precedente (Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Toscana, Veneto e Friuli-Venezia Giulia) a testimonianza di una leadership prevalentemente nordorientale, con contributi significativi lombardi e toscani. 

Il Sud e le Isole restano indietro, confermando il divario presente nella classifica generale: nessun capoluogo entra tra i primi cinquanta; i migliori, L’Aquila, Teramo e Cagliari, si posizionano tra la 53esima e la 68esima posizione.

La novità dell’anno è la crescita del Centro Italia: i comuni della macroarea presenti nelle prime 200 posizioni raddoppiano da 10 a 23, grazie al primato della Toscana e delle Marche che con Bagno a Ripoli (FI) al 16esimo posto e Visso (MC) al 90esimo si confermano le Regioni più virtuose della macroarea. 

«Il quadro che emerge da questa edizione – afferma Domenico Lanzilotta, direttore di City Vision – racconta una trasformazione che si fa sempre più capillare. Le città non competono solo sulla quantità di tecnologia adottata, ma sulla capacità di tradurre l’innovazione in qualità della vita, inclusione e sostenibilità. È un segnale importante: l’intelligenza urbana non è un traguardo, ma un processo collettivo che richiede metodo, continuità e collaborazione tra istituzioni, imprese e cittadini. In questo scenario, anche i piccoli comuni stanno dimostrando che è possibile attivare percorsi virtuosi, sfruttando reti, alleanze e progettualità condivise».

«La crescita del Centro, il restringimento delle distanze tra territori simili e la maggiore diversificazione nella parte alta della classifica – aggiunge Michele Pianetta, founding partner di Prokalos – ci dicono che la smartness sta evolvendo verso una dimensione più matura e concreta. Non basta più dichiarare strategie: contano la capacità amministrativa, la governance dei dati, la partecipazione delle comunità».

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