Tagliare i ponti al virus
Il mondo è piccolo! Quante volte l’abbiamo detto quando, parlando con una persona, abbiamo scoperto che conosce qualcuno lontano che conosciamo anche noi. Infatti il mondo è piccolo. E la chiave sono le relazioni personali e le reti sociali che ne derivano.
L’importanza delle reti è diventata popolare come parte del “fenomeno del piccolo mondo” e dei “sei gradi di separazione” basati sugli esperimenti iniziali di Milgram, effettuati già nel 1967, la descrizione matematica del fenomeno da parte degli studiosi Watts e Strogatz, nel 1998, e un numero crescente di esperimenti e studi. Il fenomeno del piccolo mondo descrive come ogni persona su questo pianeta sia collegata a chiunque altro attraverso connessioni intermedie con altri individui e giunge alla conclusione che in media tutti siamo collegati tra di noi attraverso cinque legami con altre persone. Se è cosi, è facile immaginarsi come un virus può diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Ma come funziona?
Cercherò di spiegare questo fenomeno sociale in una forma semplice: il mondo delle relazioni umane è “organizzato” in “grappoli” e “ponti”. Il grappolo è una rete locale e densa in cui fondamentalmente tutti sono connessi con tutti. Granovetter ha saputo dimostrare che i legami forti sono spesso caratterizzati da un alto livello di somiglianza tra le persone. Gli amici amano e fanno cose simili e quindi condividono informazioni simili: soprattutto tutti si conoscono. I piccoli villaggi sono anche cosi. Legami forti tra una persona e altre due tendono a stabilire almeno legami deboli tra queste altre due (se A ha rapporti di amicizia con B e C, è probabile che B e C si conoscano e a volte si incontrino). Granovetter sostiene con la sua famosa frase, la “forza dei legami deboli”, che solo tali legami possono offrire l’accesso a nuove informazioni o risorse perché collegano una persona a un nuovo mondo di relazioni che tra di loro sono nuovamente forti. La relazione tra grappoli e ponti può essere facilmente spiegata attraverso un esempio verbale e un esempio grafico. Il grappolo è il risultato di legami forti. I ponti possono essere legati al fatto che le persone sono “membri” di grappoli diversi o in qualche modo legate a grappoli diversi.
Immaginate un uomo d’affari che vuole divorziare. L’uomo d’affari è membro di un piccolo club di tennis in cui tutti si conoscono da anni. Uno dei soci di tennis è un avvocato specializzato in diritto commerciale. Oltre ad essere un partner di tennis, assiste l’uomo d’affari anche in questioni di affari (come risultato del rapporto di tennis). L’avvocato è naturalmente membro di un altro “grappolo” (grappolo 2), lo studio legale multiservizi in cui lavora, nel quale lo specialista del diritto di lavoro è sposato con un’ avvocata divorzista (grappolo 3). Generalmente, le persone raggiungono altre persone con pochi passi all’interno del grappolo, mentre i ponti sono i collegamenti con altri grappoli. Di conseguenza, pochi passi all’interno del grappolo e uno o pochi ponti spiegano il “fenomeno del piccolo mondo”.
Cosa c’entra con il Coronavirus? Il virus si diffonde tra persona a persona e quindi attraverso le reti sociali (quelle vere). Chi ha portato il virus in Italia? Un cittadino italiano che ha lavorato a Wuhan (cioè un ponte). Vo’ è un paese di circa tremila e trecento abitanti mentre nel comune di Milano ne vivono un milione e trecentomila. Perché Vo’ è un cluster del Coronavirus? Perché in una città piccola la rete di relazioni tra le persone è più densa e il virus si diffonde più rapidamente all’interno del grappolo.
Il “social distancing” praticato dall’Italia cerca di tagliare le reti sociali. È efficace? Dovrebbe esserlo e in assenza di dati disponibili forse è l’unico modo. Però tagliare i ponti sarebbe stata la prima mossa da effettuare, cioè vietare il transito di persone tra un comune e un altro. Ma non solo. Le persone più a rischio di essere infettate e allo stesso tempo moltiplicatori della diffusione del virus sono persone centrali nella loro rete sociale, che hanno più relazioni di altri (per fare un esempio delle reti sociali virtuali come Facebook, c’è chi ha mille contatti e chi ne ha cento), o persone che sono attive in cerchie molto diverse. Un’analisi delle reti sociali potrebbe aiutare a individuare queste persone che sarebbero le prime ad essere isolate per spezzare le catene di diffusione. Le strutture antimafia utilizzano analisi del genere per rompere le catene di comando all’interno della rete sociale delle mafie. La loro esperienza potrebbe rendersi utile per combattere anche il Coronavirus.
Christian Lechner
docente di Imprenditorialità e gestione strategica alla Libera Università di Bolzano