it
IT

Lavoro e tecnologia. Il turno al bar? Via app e senza «nero»

È la polemica-tormentone di questa caldissima estate italiana: da una parte gli imprenditori della ristorazione e del turismo lamentano la difficoltà di trovare lavoratori stagionali, dall’altra giovani e organizzazioni sindacali rispondono che le condizioni lavorative offerte spesso sono al di sotto della soglia di dignità. Da un lato ci si scaglia contro il reddito di cittadinanza, dall’altro si mette in risalto l’ampio ricorso al lavoro «nero» e irregolare in un settore labour intensive come quello turistico.

Un dibattito polarizzato

L’estremizzazione delle posizioni forse funziona per alzare l’audience dei talk show, molto meno per trovare soluzioni concrete. E se ad aiutarci fosse la tecnologia? In fondo, alla radice del problema si può rintracciare una doppia questione: il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro e la scarsità di fiducia tra imprenditori e lavoratori. Alcune app e piattaforme sono in grado di rendere da un lato più efficiente il matching, e dall’altro più trasparente il processo di selezione, assunzione e pagamento.

Bristol

Limber, la chiave d’accesso ai bar di Bristol

«Il primo turno per cui mi hanno selezionata su Limber era in un ristorante molto carino, con una sala dedicata alla cucina neozelandese e un’altra a un tapas bar. La sorpresa è stata grande: nonostante non mi avessero mai vista prima, mi hanno affidato la gestione di tutto il tapas bar, dall’accoglienza del cliente al servizio fino al pagamento in cassa. Fossi stata in Italia mi sarei aspettata, il primo giorno, di servire ai tavoli e raccogliere piatti a bicchieri. E invece avevano letto il mio profilo, valutato le mie esperienze e deciso di darmi fiducia».

È il racconto di Ilaria Trees Meridio, fotografa freelance che nel corso di un lungo soggiorno a Bristol, di fronte alla necessità di trovare lavori saltuari per arrotondare, ha scoperto Limber. Si tratta di un’app fondata nel 2017 da Chris Sanderson, di base proprio nella città in riva all’Avon, con l’obiettivo di creare un marketplace per fornire ai freelance opportunità di lavoro saltuarie, con un focus sulla ristorazione, in modo trasparente e sicuro.

Una volta scaricata l’applicazione, il lavoratore – per i datori di lavoro è prevista un’app distinta – si registra fornendo dati personali, estremi del conto corrente e National Insurance number – l’equivalente britannico del nostro codice fiscale, che identifica le persone all’interno del sistema lavorativo e sanitario nazionale. Si costruisce poi il proprio curriculum virtuale, segnalando le esperienze di lavoro pregresse e le competenze specifiche.

Un sistema di aste al rialzo

A questo punto si passa alla sezione «search» indicando la località del Regno Unito in cui si sta cercando un turno libero. Per ogni offerta sono indicati il nome del locale, la posizione sulla mappa, le mansioni richieste, l’orario, il dress code e la paga minima che il gestore è disposto a corrispondere. Minima, appunto: nel momento in cui si invia la propria candidatura – basta un clic – grazie a un meccanismo di aste «al rialzo» è possibile indicare una paga oraria più alta di quella base. È invece impossibile offrire di meno.

Se la candidatura viene accettata, si dischiude un’area chat con il gestore del locale per concordare gli aspetti pratici della prestazione. A fine turno l’app chiede al lavoratore di confermare l’effettivo orario in cui si è stati impegnati: è possibile indicare le eventuali ore extra erogate, con conseguente ricalcolo al rialzo del salario. Inoltre al lavoratore viene chiesta una valutazione (fino a tre stelle) sul locale, e c’è la possibilità di segnalare eventuali discriminazioni ricevute. Viceversa, anche il gestore può valutare la prestazione del lavoratore.

Limber

Il pagamento arriva settimanalmente sul conto corrente, e a versarlo è l’app stessa. Il bonifico è comprensivo della paga netta, di una quota per le ferie e dei contributi assicurativi. Su ogni transazione Limber applica una fee, che viene pagata dal datore di lavoro. Il meccanismo di fiducia è rinforzato da un sistema di bonus monetari che premiano i comportamenti virtuosi, per esempio se si consiglia a un locale una persona che poi ottiene una valutazione positiva da parte del gestore.

Meno tensioni dietro al bancone

«Durante il primo lockdown, ho ricevuto i ristori governativi previsti per i freelance tramite Limber, che aveva calcolato quanto mi spettasse in base alle ore lavorate nell’ultimo periodo – racconta Ilaria Trees Meridio –. Nella mia esperienza inglese i gestori dei locali hanno sempre preferito gestire i rapporti tramite app piuttosto che in nero. Quando lavoravo dietro al bancone in Italia, invece, mi facevo problemi se dovevo chiedere una sera libera, perché non ero assunta in regola. L’adozione di app di questo tipo anche nel nostro Paese aiuterebbe a scardinare queste pressioni, renderebbe i rapporti più trasparenti e rilassati».

L’esperienza italiana di Restworld

Non è molto dissimile la proposta di Restworld, società benefit italiana fondata nel 2020 da un gruppo giovane ed eterogeneo che comprende psicologi, ingegneri ed economisti uniti dalla medesima passione: la ristorazione. La loro piattaforma online – che sarà presentata all’Innovation village di Barnext 2022 il 26 e 27 settembre in fiera a Padova – mira a valorizzare le carriere professionali di sala, bar e cucina, migliorare il benessere nell’ambiente lavorativo e contrastare i fenomeni dello sfruttamento e del lavoro nero.

Anche questo sistema prevede la possibilità di caricare il proprio curriculum, monitorare le candidature e ottenere feedback. Tra i vantaggi promessi per i ristoratori c’è anche quello di liberarsi dal carico di gestione della prima fase di selezione, evitando di dover controllare decine di CV arrivati via email, magari per nulla coincidenti con le posizioni aperte. Il filtro lo fa direttamente la piattaforma, sulla base delle skill richieste e della posizione geografica.

Giulio Todescan
Content & media relations strategist, Blum

 

In copertina: photo by Brooke Cagle on Unsplash
All’interno: Bristol, photo by Martyna Bober on Unsplash

Cosa possiamo fare per te?
Scrivi a segreteria@blum.vision o usa il form qui sotto.
Parliamone