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Blum con IACCSE per il roadshow “Meet US”: comunicare per avere successo negli Stati Uniti

Per avere successo negli Stati Uniti i fattori-chiave sono tanti. Ma comunicazione, logistica e conoscenza delle regole in ambito legale rivestono un’importanza vitale. «Soprattutto per quanto riguarda la comunicazione, il rumore di fondo è altissimo: se questo è vero ovunque, negli Stati Uniti lo è ancora di più e saper emergere diventa un fattore indispensabile per le imprese che vogliono crescere». La sintesi è di Maurizio Forte, direttore centrale export di Agenzia ICE – Italian Trade Agency, che il mercato americano lo conosce bene avendo diretto per diversi anni l’ufficio di New York.

Ma il riferimento alla comunicazione come fattore-chiave per le imprese che vogliono approcciare il mercato USA è emerso come filo conduttore in tutte le tappe del roadshow organizzato da IACCSE, Camera di commercio italo americana del sud-est con sede a Miami. Appuntamenti che hanno visto la partecipazione diretta di Blum, che del roadshow ha curato la parte legata alla comunicazione e le media relations.

Napoli, Roma, Prato e Treviso le città che hanno ospitato gli incontri coinvolgendo oltre 300 imprenditori italiani interessati a capire le opportunità offerte da questa macroregione che negli ultimi dieci anni sta vivendo una stagione di forte crescita. Una zona sempre più attrattiva per le pmi italiane e sempre più vocata all’innovazione: da un lato storico entry-point per il mondo del design, della nautica e del food; recentemente, grazie allo smart working post-covid, sempre più attrattiva anche per tante imprese hi-tech.

Stati Uniti, le opportunità a sud-est

Spiegare perché sia essenziale essere presenti negli Stati Uniti rischia di sembrare banale. Ancor di più in questa epoca geopolitica in cui il mercato a est dell’Europa si è decisamente chiuso. I dati lo confermano chiaramente: l’export italiano negli USA è al suo massimo storico con un valore nel 2023 di 72,9 miliardi di dollari. E cosa esportiamo? Nell’ordine: meccanica; moda e accessori; chimica e farmaceutica; mezzi di trasporto; semilavorati e componenti; agroalimentare e bevande; arredamento e edilizia.

Meno banale è spiegare le opportunità del sud-est degli Stati Uniti, un mercato con 57 milioni di consumatori, un’area che se fosse un paese sarebbe la sesta economia al mondo. «Sono 60mila gli italiani residenti, già 360 le filiali di nostre aziende presenti nell’area che sfruttano la naturale vocazione a design, nautica, food e aerospazio della Florida, automotive e manifatturiero della Georgia. Un mercato giovane, dove metà dei consumatori ha meno di 40 anni e la Gen Z ha un’importanza crescente», spiega Nevio Boccanera, segretario generale di IACCSE.

Come preparare lo sbarco quindi? Gli aspetti da considerare sono tanti, ma quelli culturali rappresentano forse una precondizione affatto banale. Lo ha sottolineato nei suoi interventi il presidente di IACCSE, Tommaso Cardana: «Gli statunitensi sono pragmatici e diretti, informali ma distaccati e danno al tempo e alla specializzazione un altissimo valore. Così come alle regole».

Caratteri culturali che ritroviamo in primis anche nella comunicazione: un fattore fondamentale che non può essere certo improvvisato. «Con il pubblico e con gli operatori dell’informazione negli Stati Uniti bisogna seguire regole precise strutturando una comunicazione che regga alla prova dei fatti, altrimenti l’incidente reputazionale rischia di essere dietro l’angolo – ha spiegato Luca Barbieri, co-founder di Blum nel corso degli incontri –. Serve un approccio altamente professionale, con investimenti importanti e una strategia studiata a tavolino».

«Allo stesso tempo va considerato – lo ha sottolineato anche Alessandro Fichera, CEO di Octagona-Bonfiglioli Consulting, parlando di internazionalizzazione delle imprese – che essere presenti negli Stati Uniti vuol dire essere presenti nel mondo. La presenza sul mercato americano rassicura tutti gli interlocutori che andrete a incontrare nell’internazionalizzazione. Se avete superato le difficoltà del mercato americano potete superarle tutte». Quelle legate alla logistica, ad esempio, spiegate da Evenzio Piazza, CEO di Logistic One Group; quelle legate alla costituzione della società e alle procedure di visto, illustrate da Stefano Rossi e Alberto Polimeni di EXP Legal; quelle legate alla fiscalità spiegate da Filiberto Calascibetta di Rödl & Partner, console onorario d’Italia per lo Stato della Georgia. Un percorso che non va improvvisato ma che può offrire tante opportunità. Come quelle nel campo M&A, spiegate da Cristiano Tonini, CEO di Fundamentals. O quelle nel campo dei capitali per le startup italiane. Rischi e opportunità: il sogno americano non è mai stato così sfidante.

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