it
IT

Gli eventi digitali che verranno. Tre lezioni dal Ces 2021

Fisico o digitale, comunque sia, il Ces è una miniera. Una miniera di innovazione e tecnologie. Che vanno scovate, analizzate e, possibilmente testate. La sensazione che rimane addosso dalla prima edizione full digital, causa pandemia, del CES 2021, è una piccola frustrazione del San Tommaso che è in tutti noi: vedere in video ma non poter toccare con mano taxi volanti, robot e auto a guida autonoma spezza un processo esperienziale (e quindi comunicativo) che per poter essere completo ed efficace, ha bisogno di “verifica”, “analisi” e “fiducia”. Il nostro compito e ruolo di comunicatori dell’innovazione è in primo luogo quello di porre un filtro accurato, una prima verifica professionale, prima di quella che arriverà dal mercato, a qualsiasi proposta che arrivi da startup, centri di ricerca e aziende hi tech. Lo facciamo con l’aiuto di esperti d’innovazione, consulenti, economisti che fondano anch’essi le proprie assunzioni non su brochure e video, quanto piuttosto su osservazioni sul campo. È un processo complesso che però permette di impostare strategie comunicative solide che possano accompagnare innovazione di valore. Che è poi l’unica cosa di cui abbiamo bisogno per liberarci dal rumore di fondo che ci ammorba.

Cosa rimane quindi – al di là delle novità e dei trend emersi – da questa prima fiera della tecnologia full digital? Ho provato a trarre tre lezioni:

1) L’esperienza digitale è migliore se collettiva. Grazie alla Virtual Techmission 2021 dell’Unione degli industriali di Varese, ho condiviso l’esperienza con una comunità di docenti, industriali, esperti che ha moltiplicato riflessioni e intelligenze: in questo modo abbiamo potenziato l’esperienza singola di ciascuno e la sua replicabilità sfruttando a pieno le possibilità del digitale. Le sessioni (anche notturne) con Alberto Mattiello, Fabio De Felice, Alberto Baban, Roberto Santolamazza e Massimo Ferro hanno dato vita a spunti che vanno oltre il CES e che abbiamo condiviso poi con una comunità più ampia.

2) Processi, spillover tecnologici, maratone. Potersi concentrare meno sulle singole tecnologie costringe a focalizzarsi su trend, processi e business model. Abbiamo focalizzato come non mai gli spillover tecnologici che consentono di sfruttare la tecnologia in un mercato completamente diverso da quello di incubazione: una su tutte le potenzialità della computer vision nate per la guida autonoma ora applicate all’individuazione di assembramenti. Salti di specie che consentono una diffusione molto efficiente in attesa che il settore di incubazione diventi veramente realtà di mercato. L’arrivo alla vera guida autonoma è una maratona di durata ultradecennale, nel frattempo ci sono molti modi di sfruttare i singoli step di improvement tecnologico.

3) Le fiere digitali sono eventi. Il matching è un’altra cosa. Il CES 2021 chiude il primo anno fieristico pandemico. La prima amara lezione che possiamo trarre è che la tecnologia non è affatto pronta a ricreare l’esperienza fieristica fatta di contatti personali ed esperienza del vivo. Tutte le piattaforme utilizzate quest’anno simulano l’esperienza degli stand fieristici in pagine internet che contengono video, presentazioni e la possibilità di chat. That’s it. E anche il CES non si è discostato da questo paradigma. Solo P&G ha offerto un’esperienza diversa, con un ambiente virtuale in cui l’unica vera rivoluzione era il reinserimento però dell’elemento umano, ovvero la possibilità parlare live con le persone. D’altra parte è anche vero che la fruizione della parte convegnistica è di gran lunga migliore, ne moltiplica potenzialità e audience. Non si tornerà indietro, su questo punto. Ma serve – e al Ces è un po’ mancata – una pianificazione editoriale che crei contesti che facilitino la lettura (al di là dell’individuazione degli sponsor) complessiva dell’evento.

Il 2021 dell’innovazione inizia così. Con tanti, ottimi contenuti ma con la sensazione che manchi ancora qualcosa per la loro completa valorizzazione. In attesa del ritorno all’esperienza live, sapendo che l’ibridazione tra fisico e digitale è giunta al punto di non ritorno.

Luca Barbieri
Giornalista e imprenditore, co-founder di Blum

Cosa possiamo fare per te?
Scrivi a segreteria@blum.vision o usa il form qui sotto.
Parliamone