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Contagio all’economia globale. L’analisi della London Business School

Siamo di fronte a uno degli eventi più traumatici che il mondo si sia trovato ad affrontare dal secondo dopoguerra. Su questo quasi tutti, politici, analisti, economisti, concordano. Quella legata alla pandemia da Covid-19 è una crisi innanzitutto di carattere sanitario, con i suoi costi in termini di vite umane, ma anche economica: una crisi globale che richiede risposte globali.

Ma di quali strumenti disponiamo per approntare efficaci strategie di medio-lungo termine a riduzione del danno economico? A questa domanda hanno tentato di rispondere Paolo Surico e Andrea Galeotti, professori di Economia alla London Business School, autori di una serie di lecture, diffuse online in questi giorni attraverso slide e pillole video anche su testate come Corriere.it e Il Sole 24 Ore, dal titolo “The economics of a pandemic: the case of Covid-19”.

Lo studio si concentra sull’impatto che il lockdown generalizzato avrà sull’economia globale, attraverso statistiche e previsioni ricavate da fonti internazionali. Dipingendo i contorni di una recessione globale che, a detta di quasi tutti gli economisti, sarà inevitabile e con tutta probabilità colpirà anche i mercati emergenti.

L’impatto sulle imprese e il ruolo dei governi

Innanzitutto le previsioni di inizio gennaio indicavano per la Cina una crescita del Pil del 5,9%: dato che ora secondo gli analisti potrebbe precipitare al +0,1%. Anche per l’area Euro già si prevede una crescita per il 2020 vicina allo zero. L’impatto dell’emergenza sui mercati azionari ha causato perdite a marzo superiori al 10% per la borsa cinese, superiori al 20% per gli Usa e addirittura di più del 30% per l’indice FTSE Mib italiano. Il reale impatto sulla supply chain, poi, deve ancora essere percepito: se le forniture provenienti dalla Cina riprenderanno presto, nel resto del mondo l’incertezza, il panico e le politiche di lockdown porteranno a un forte calo della domanda di prodotti e servizi.

Le imprese più colpite saranno quelle del settore dei trasporti, della ristorazione, dell’automotive e del settore petrolifero. In particolare per le compagnie aeree statunitensi i dati di marzo indicano una riduzione delle prenotazioni dei voli del 98% verso l’Asia, del 31,9% verso l’Europa, del 22,6% verso Africa e Medio Oriente e del 14,5% verso il resto del continente americano. Le prenotazioni nei ristoranti sono crollate di più dell’80% sia negli Usa che nel Regno Unito. Per quanto riguarda il settore auto la vendita di vetture in Cina è crollata a febbraio del 92%. Le aziende più a rischio saranno quelle che dipendono maggiormente dal cash flow: un dato che ad esempio nel Regno Unito riguarda il 10% dell’occupazione totale nelle imprese private. Le conseguenze potrebbero essere molto gravi a livello occupazionale, ultimo anello della spirale recessiva.

Tutto questo, secondo Surico e Galeotti, deve obbligare i governi ad adottare politiche a sostegno dell’economia, che devono essere massive, della stessa entità dell’attuale calo della domanda. Serviranno misure sanitarie ed economiche da potere implementare una volta che i paesi siano pronti a rilassare le attuali misure, così che la società possa tornare a operare velocemente. Mantenere a lungo le misure di lockdown, secondo alcune previsioni (Gourinchas 2020) potrebbe costare, senza interventi governativi, perdite di Pil che superano il 15% nell’arco di un anno.

A detta dei due studiosi italiani il Covid-19 può essere sconfitto solo mobilitando esperti provenienti da diversi campi. Innanzitutto servono investimenti nel settore sanitario: la ricerca medica è una priorità. Ma è necessario che i governi si concentrino in primis su efficaci politiche di contenimento del virus: in particolare nel raccogliere dati attendibili, anche testando campioni rappresentativi di popolazione, in modo da appiattire la curva di contagio. Solo così potranno valutare ed implementare misure economiche, fiscali e monetarie, queste ultime con il sostegno delle banche centrali. Ma anche “cash grants” alle famiglie ed imprese economicamente più vulnerabili che permettano il contenimento della crisi economica.

Andrea Fasulo

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