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DiportoChain. È digitale il primo registro dei piccoli natanti

Innovazione, efficienza, sicurezza informatica: sono tre priorità sulle quali si focalizza oggi buona parte dell’attenzione delle imprese. In tutte queste, l’applicazione della blockchain può fare la differenza. Ora questa tecnologia – un registro pubblico digitale nel quale vengono archiviati in modo sicuro, verificabile e permanente transazioni che avvengono tra utenti appartenenti a una stessa rete – approda per la prima volta nel mondo della nautica. Lo fa grazie a DiportoChain, un registro digitale che sfrutta la blockchain per rendere unici e distintivi i natanti da diporto fino a 10 metri di lunghezza.

Il progetto è stato ideato da Noima, startup innovativa veneziana che lavora nell’ambito dell’innovazione e sviluppato grazie al partner tecnologico EZ Lab Blockchain Solutions, Pmi innovativa di Padova di cui abbiamo raccontato qui. Due realtà che si sono avvalse del supporto di Blum per ideare e attuare una strategia di comunicazione capace di amplificare il più possibile il lancio del prodotto su un mercato per certi versi ancora “vergine”.

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Più tutele e valore per i natanti

Chi non possiede una barca potrebbe pensare che si tratti di una novità confinata ad un ambito ristretto, quasi elitario. La verità è che questo strumento può rappresentare una vera e propria rivoluzione per il settore: ad oggi, infatti, la normativa italiana non prevede alcun obbligo di registrazione o di immatricolazione per i natanti di piccole dimensioni.

Una lacuna normativa che genera una serie di svantaggi per la mancanza di tutele sul bene acquistato che, essendo privo di un certificato di unicità, rimane esposto a rischi come il furto, la perdita di valore, la manomissione. DiportoChain risponde proprio a questa necessità e consente di accedere all’identità digitale del natante, tracciarne l’intera vita, dall’acquisto fino alla vendita, passando per le attività di manutenzione, le migliorie e le cessioni, in totale riservatezza. Tutelandone così la proprietà e il valore nel tempo nel pieno rispetto della privacy e mantenendo l’anonimato. Il tutto basandosi su informazioni immutabili e protette, facilmente accessibili sul proprio smartphone attraverso la lettura di un QR Code.

Diportochain protagonista al Salone Nautico

Caratteristiche quindi del tutto inedite, che hanno calamitato l’attenzione del pubblico al recente Salone Nautico di Venezia, dove DiportoChain è stato presentato in anteprima potendo contare anche su testimonial d’eccezione. «Siamo sempre attenti a nuove soluzioni che possano migliorare e valorizzare i servizi del mondo nautico» dice Dario Malgarise, Direttore della Scuola Vela Tito Nordio ed ex componente dell’equipaggio di Luna Rossa, «per questo riteniamo che avere un sistema come DiportoChain, che permette di identificare i natanti da diporto, consenta di portare valore aggiunto al settore e una spinta all’innovazione in un mercato poco tutelato da normative».

Il lancio del progetto, dal punto di vista comunicativo, ha “navigato” su due rotte parallele. E ha trovato approdo, da un lato, sulla stampa generalista nazionale, ad esempio nell’inserto L’Economia del Corriere della Sera, che ha recepito la novità di questo matrimonio tra la tecnologia e il mondo della nautica, sinonimo di lifestyle e tempo libero. DiportoChain ha d’altro canto trovato ampio spazio sulla stampa specializzata, raccogliendo l’interesse delle testate più autorevoli del settore tra cui Il Giornale della Vela, Bolina e Barche a motore.

Andrea Fasulo
Content & media relations specialist, Blum

 

Foto: in copertina un QR code di DiportoChain, nell’articolo uno scatto di Roberto H da Unsplash

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