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Alla Fiera del NordEst arriva la tecnologia

Buona la prima, e si pensa già alla seconda. Il Festival del Futuro che si è tenuto a Verona il 16-17 novembre non poteva (nomen omen) che lanciare già – e farlo in grande – l’edizione 2020. La data da segnarsi è dal 19 al 22 novembre, con una formula ancora più ricca. Accanto alla parte scientifica sorgerà una vera e propria fiera internazionale dedicata alle nuove tecnologie, organizzata in partnership con VeronaFiere. «Experience the future», questo il nome del progetto ideato in collaborazione con Blum, riunirà nei padiglioni del quartiere fieristico scaligero aziende innovative di ogni dimensione, startup, laboratori di ricerca e finanziatori permettendo a imprese, giovani talenti e cittadini di toccare con mano le tecnologie del futuro.

Analisi e tecnologia, problemi e soluzione, insieme. Un po’ come in realtà già anticipato dalla prima edizione della manifestazione promossa dalla piattaforma di studio e divulgazione scientifica Eccellenze d’Impresa, Harvard Business Review Italia e Gruppo editoriale Athesis. Un esempio? Nel primo panel si è parlato di nutrizione. Con dati allarmanti: quasi due miliardi di persone al mondo sovrappeso (con 600 milioni di obesi), 462 milioni di adulti malnutriti. Numeri che, però, si rovesciano per quanto riguarda le giovani generazioni. Con la malnutrizione che al mondo è ancora causa di un terzo delle morti di bambini. E soprattutto con ormai quasi la metà del cibo prodotto al mondo che non viene consumato e finisce in pattumiera. Il problema dello spreco alimentare che trova una risposta fuori dall’auditorium della Fiera, nello spazio dedicato alle startup selezionate, dove c’era – fra le altre – Memo Food Clip, la molletta hi-tech che avverte quando il cibo scade, e che vi avevamo già presentato (qui l’articolo).

Otto i macrotemi trattati, fra cui – nella seconda giornata – il passaggio dalla digitalizzazione alla robotizzazione del mondo: è il prossimo cambiamento che la tecnologia imprimerà al mondo, generando come ogni trasformazione enormi opportunità ma anche grandi incognite e rischi. «Negli ultimi anni abbiamo digitalizzato tutto, la prossima fase è la robotica, che trasformerà il mondo – dice Alberto Mattiello, Comitato Scientifico Piccola Industria di Confindustria. -. Nei prossimi anni avremo una capacità di trasferire dati praticamente infinita, grazie al 5G, una praticamente infinita di elaborarli, grazie ai nuovi sistemi di computazione quantica, su questa piattaforma si innesteranno i software intelligenti, l’intelligenza artificiale che esiste da molti anni ma solo adesso ha le vere capacità di elaborare dati in grandissime quantità in tempo reale, ma poi soprattutto l’avvento del mondo robotico. Veniamo da anni di trasformazione digitale in cui abbiamo digitalizzato il mondo. Oggi la robotica, quindi i sistemi che possono agire all’interno del mondo in cui viviamo, sono la nuova frontiera di evoluzione». Per Carlo Blengino, fellow del Centro Nexa su Internet e Società «dobbiamo governare e poter dire di no a una tecnologia. Immagino tre nuovi diritti fondamentali: il diritto alla disconnessione, il diritto all’inefficienza, perché l’efficienza totale della tecnologia porta a distorsioni. Infine il diritto alla “non augmentation”: un anziano deve poter dire al suo datore di lavoro che non vuole indossare un esoscheletro per compiere lavori fisici, ha il diritto di andare in pensione». Da un altro panel ha dato la sua autorevole visione il fisico e imprenditore Federico Faggin, inventore del microchip e del touchscreen, scettico rispetto a una supposta onnipotenza della tecnologia: «L’etica non appartiene al computer ma all’uomo – ha detto Faggin -. Le macchine amplificano la nostra capacità meccanica, e dare loro il nostro potere significa darlo agli stessi che prendono informazioni su di noi per farci dei soldi».

Oltre duemila persone hanno seguito i panel nelle due giornate del Festival: e si delinea, intanto, la prossima edizione.

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