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Un robot in redazione. L’AI ha già cambiato le news

Entro i prossimi cinque anni, l’intelligenza artificiale sarà la tecnologia più abilitante all’interno delle redazioni. Chatbot che risponderanno agilmente alle domande dei lettori, strumenti in grado di supportare le inchieste più difficili e, addirittura, cervelli elettronici in grado di suggerire la linea editoriale di un giornale. Stando ai numeri pubblicati dal report Journalism, media, and technology trends and predictions 2021 del Reuters Institute, condotto su oltre 200 gruppi editoriali in 43 paesi, il 69% del campione ritiene che l’AI sarà lo strumento protagonista della prima metà del nuovo decennio.

Nel 2018 fecero scalpore le immagini del primo conduttore umanoide di tg in servizio all’agenzia cinese Xinhua, in seguito affiancato da una collega donna: prospettiva curiosa quella degli anchor man robot, per alcuni perfino inquietante. Questo esempio, però, non esaurisce il trend che andrà a influenzare il mondo del giornalismo dei prossimi anni.

L’homepage? La impagina un software

L’indagine della Reuters ha preso in esame alcuni case study provenienti da tutto il mondo. Nel pieno dell’emergenza coronavirus, il sito della BBC ha attivato un chatbot per rispondere alle domande più frequenti sulla pandemia, andando così a svolgere un servizio fondamentale nei confronti dei lettori. Al posto di articoli cotti e mangiati sulle stesse tematiche, il lavoro ripetitivo è stato dunque affidato all’intelligenza artificiale, senza sminuire il prodotto finale e affidandosi alle fonti ufficiali per chiarire ogni tipo di dubbio.

Ma l’AI può svolgere ruoli redazionali anche a livelli più alti, e nascosti agli utenti comuni: l’esempio più interessante viene dal Canada, dove la testata The Globe and Mail ha delegato al tool Sophi molte delle scelte editoriali per ordinare l’homepage e selezionare quali sono gli argomenti che più interessano ai lettori. In un anno di applicazione i risultati sono stati incoraggianti: più pubblicità e, cosa non da poco, nessun abbonato o lettore si è mai lamentato della presenza di un’intelligenza artificiale in redazione.

Sophi

Vantaggi per tutti o per qualcuno?

Nell’ultimo decennio il giornalismo locale ha saputo sfruttare la potenza del digitale e dei social per far crescere i propri abbonati. Per quanto riguarda però l’applicazione dell’intelligenza artificiale all’interno delle testate più piccole, i numeri forniti dalla ricerca del Reuters Institute sembrano suggerire che questa tecnologia avvantaggerà soprattutto i grandi gruppi editoriali. Ne è convinto il 65% del campione, mentre il 16% pensa che i benefici saranno invece diffusi per tutti. In un’epoca dove la lotta alle fake news si combatte soprattutto su internet e sui social, infine, non si può trascurare il rischio legato a un utilizzo dell’intelligenza artificiale per manipolare le notizie.

Deep fake, non abbassare la guardia

Non si contano più i video (falsi) di politici, capi di stato e leader mentre rilasciano dichiarazioni inaudite: i deep fake video sfruttano la potenza delle immagini e del parlato tramutando un breve filmato in una scioccante notizia, data poi in pasto ai social. Oltre all’indispensabile abilità dei giornalisti nel verificare le notizie, il Reuters Institute sottolinea che la diffusione incontrollata di false notizie rimane un problema per la democrazia e l’opinione pubblica. Anche se ad oggi sembrano davvero pochi i casi in cui questi contenuti abbiano scatenato un processo di disinformazione di massa, per i professionisti della comunicazione non è il caso di abbassare la guardia.

Alessandro Di Stefano
Giornalista, collabora con StartupItalia! e Blum

 

Foto: la prima anchor woman robot, screenshot dal canale YouTube dell’agenzia Xinhua; la homepage gestita da Sophi, dal sito www.sophi.io

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