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Space economy: l’Italia che innova in orbita

Nella nuova «space race» non corrono solo Stati Uniti, Cina, Russia e India. L’Italia, che continua ad essere il terzo contributore tra gli stati membri dell’Esa, l’agenzia spaziale europea, ha un ecosistema di imprese, distretti, programmi pubblici e venture capital che mostra segnali di vitalità importanti. Di space economy abbiamo parlato, nel club Innovazione made in Italy su Clubhouse, con Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento ed  ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, David Avino, Ceo dell’azienda di ingegneria aerospazionale torinese Argotec, Giampiero Di Paolo, responsabile del dominio osservazione e navigazione di Thales Alenia Space, e Raffaele Mauro, General Partner di Primo Space Fund.

La nuova corsa allo spazio

«Oggi viviamo una grande ripresa dell’economia dello spazio – esordisce il professore Roberto Battiston –, che unisce una nuova spinta all’innovazione tecnologica e una dimensione geopolitica che ricorda per certi versi la space race degli anni Sessanta. A livello europeo, il Commissario al mercato interno Thierry Breton gestisce insieme i dossier dello spazio e della difesa. In Italia a livello governativo abbiamo dato continuità agli investimenti nel settore con il Piano Strategico Space Economy da 4,7 miliardi, e vediamo nascere i primi venture capital privati».

Thales Alenia Space, joint venture tra la francese Thales (al 67%) e il gigante italiano a partecipazione pubblica Leonardo (al 33%), è la più grande produttrice di satelliti in Europa. «In Italia lavoriamo in quattro siti con il quartier generale a Roma – dice Giampiero Di Paolo, responsabile del dominio osservazione e navigazione –. Negli ultimi anni abbiamo avuto uno sviluppo del business importante, con un ruolo di primo piano nelle missioni Rosetta e Cimr e il recente contratto con l’Esa per l’implementazione e la sperimentazione degli algoritmi di navigazione che verranno utilizzati per la seconda generazione della missione Galileo».

Il ruolo dei venture capital

«La space economy era considerata fino a pochi anni fa un settore troppo rischioso e con costi di avviamento troppo alti per gli investitori – spiega Raffaele Mauro di Primo Space Fund –. Ma già nel 2019 l’investimento mondiale dei venture capital nell’ambito raddoppiava rispetto all’anno precedente toccando 4 miliardi, e nel 2020 il trend positivo è continuato nonostante la pandemia».

Primo Space Fund, lanciato nel luglio 2020 con un first closing da 58 milioni di euro, supporta le imprese nella prima fase di vita, quella a rischio più elevato: si va dai software che applicano l’intelligenza artificiale alle immagini satellitari ai servizi di ground station per la gestione dei micro satelliti.

«Sta crescendo una nuova generazione di imprenditori – spiega Raffaele Mauro – che guardano a questo settore con un’ottica internazionale e legata alle nuove tecnologie, e con cicli più brevi di ideazione e produzione rispetto a un tempo. In Italia c’è una bella convergenza tra aziende pubbliche, grandi aziende e startup».

Micro satelliti e comfort in orbita, la storia di Argotec

Se negli Usa i privati sgomitano per spartirsi la torta dei maxi finanziamenti Nasa per riportare l’uomo (e la prima donna) sulla Luna con il programma Artemis – è caso recente lo scontro tra Elon Musk (Space X) e Jeff Bezos (Blue Origin) – in Italia c’è chi come Argotec punta sui satelliti di piccole dimensioni e sulle soluzioni ingegneristiche per supportare il comfort degli astronauti in orbita.

argotec

«Dopo aver fatto esperienza all’estero, 10 anni fa sono tornato in Italia per far partire un progetto imprenditoriale qui – spiega il Ceo David Avino –. Il mercato dello spazio nei prossimi anni dovrà dare risposte a tre categorie di persone che lo frequenteranno: gli astronauti, che faranno funzionare le navicelle, i lavoratori attivi nella futura presenza stabile sulla Luna e attorno ad essa, e i futuri turisti spaziali. Il nostro obiettivo è aumentare il comfort di queste persone, sviluppando tecnologie che poi possiamo trasferire al mercato terrestre. Abbiamo costruito una macchina per fare il caffè nello spazio, depositando tre brevetti, e ora stiamo lavorando per portare la soluzione sulla Terra. Poi c’è il mercato nascente dei satelliti di piccole dimensioni, che siamo in grado di progettare e costruire fino al lancio in orbita».

 

Foto:
Satellite in copertina, foto di NASA da Unsplash  
Roberto Battiston, da Wikipedia, Di ESA / S. Bierwald, CC BY-SA 3.0 IGO, CC BY-SA 3.0 igo
Laboratorio Argotec, da www.argotec.it

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