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L’intangibile Ces

Il boom degli investimenti in startup, raddoppiati a livello globale tra il terzo trimestre 2020 e lo stesso periodo del 2021; l’auto che assomiglia sempre di più a un robot, un po’ veicolo, un po’ porta di accesso al metaverso; il tema della sostenibilità alla prova dello shortage di materie prime e dei problemi della transizione all’elettrico. Siamo agli inizi di una quinta rivoluzione industriale, quella dell’intangibile, della cripto-economia e dell’ibridazione continua tra fisico e virtuale?

A suggerirlo, a margine di un Ces 2022 vissuto a distanza – con l’unica propaggine a Las Vegas dell’«inviato speciale» Alberto Mattiello – è Alberto Baban. Imprenditore seriale, fondatore di Venetwork, ex vice-presidente nazionale di Confindustria, Baban per tre sere ha commentato le novità in arrivo dal Consumer Electronic Show nell’arena virtuale della Tech Mission organizzata, per il secondo anno online, dall’Unione Industriali di Varese. Una diretta condotta da Mattiello nella quale Baban con Fabio De Felice, Massimo Ferro, Massimo Volpe, Alberto Lamberti, Marco Astuti, Giuseppe Catalfamo, Marco De Battista e il sottoscritto hanno condiviso gli spunti e le riflessioni in arrivo da Las Vegas.

Tanti come sempre: anche se il principale appuntamento mondiale dell’innovazione ha visto l’assenza di tantissime big della tecnologia e numeri ridotti causa pandemia, ha saputo comunque offrire notizie e anteprime utili per provare a interpretare questo 2022.

Il nostro “inviato speciale” Alberto Mattiello commenta live dal CES

First chips, then ships

Partiamo dai trend. La pandemia ha fatto scattare ulteriormente in avanti gli investimenti in tecnologia: la necessità di trasformare la propria casa nell’hub digitale di diverse funzioni ha fatto fare un notevole salto in avanti all’adozione di device di qualità e all’iscrizione a nuovi servizi digitali.

Il tutto mentre la produzione è schiacciata tra due colli di bottiglia: logistica e carenza di microchip. La carenza di semiconduttori e i ritardi nell’approvvigionamento – ha osservato la Cta, la Consumer Technology Association – ha colpito soprattutto le piccole aziende e la startup. Come uscirne? Da un lato con un incremento della produzione a parità di impianti (+8% nel 2021, + 16% nel 2022), dall’altra con la costruzione di nuovi plants in continenti scoperti come l’Europa, unica vera soluzione a un problema ancor più grave rispetto all’ingolfamento logistico: first chips, than ships quindi. Ma con la certezza che almeno fino al 2023 l’industria soffrirà.

L’esplosione delle startup: perché?

Secondo il dato diffuso dalla Cta, che merita di essere approfondito e verificato, tra il terzo quarter del 2020 e il terzo del 2021 gli investimenti in startup a livello globale sono più che raddoppiati. La sensazione di chi era a Las Vegas (ne parla anche Alberto Mattiello nel suo video) è che le 800 startup presenti (in proporzione più delle grandi aziende) abbiano fatto un salto di qualità: Eureka Park, l’area a loro dedicata, non è più un’esposizione di prototipi abborracciati ma una mostra di prodotti pronti per invadere il mercato, curati anche nel design. Come se il ciclo di sviluppo del prodotto si fosse in qualche modo accorciato.

Perché questa esplosione? Diverse le ipotesi in campo. La presa di consapevolezza delle grandi corporation di non poter fare a meno delle startup – più veloci, flessibili, resilienti – per innovare. La necessità di indirizzare verso investimenti digitali capitali che in epoca di pandemia avrebbero trovato meno sfogo nel mondo fisico. Ma anche forse, incrociando questo dato con la suggestione iniziale sollevata da Alberto Baban: forse sta succedendo qualcosa; forse l’accelerazione di quello che viene abilitato dalla blockchain, dagli NFT al metaverso stesso, sta portando l’economia a scommettere su una quinta rivoluzione industriale, quella dell’intangibile.

«La vera novità – ribadisce Baban – sta nell’accelerazione della crescita di interi settori dell’economia legati al digitale: una velocità che non ha nulla a che vedere con quanto abbiamo sperimentato prima e che ci trova del tutto impreparati». Una rivoluzione che non sarà indolore. Il costo dell’energia, che sulla produzione di intangibile incide eccome (vedasi alla voce Kazakistan), incrociato con il costo dei talenti, scatenerà tensioni globali che metteranno ulteriormente sotto stress il complicato rapporto tra Stati-Nazione e Big tech.

Un tuffo nel metaverso

Il metaverso appare sempre più la nuova buzzword del momento. «Se tutti prima venivano a Las Vegas parlando di AI – ci spiega Mattiello dai padiglioni del Ces – ora tutti parlano di metaverso». E lo fanno nonostante l’assenza di Meta. Lo fa Qualcomm annunciando una partnership con Microsoft per lo sviluppo di Mesh, la piattaforma di collaborazione virtuale che verrà inglobata in Teams; lo fa, più a sorpresa, anche Hyundai parlando di metamobility. L’auto diventa sempre più il device – estensione dell’ambiente domestico – in grado di farci muovere nel mondo reale permettendoci allo stesso tempo di entrare in quello virtuale, di interagire cioè con il metaverso.

Se in Omnipod, il concept presentato da LG, nell’auto potremmo fare ginnastica o ballare con la nostra artista preferita, Hyundai dà al tutto una connotazione meno social e più intrecciata con le potenzialità della robotica. La recente acquisizione di Boston Dynamics (che ora si definisce come «mobility driven robotic company») spinge oltre il concetto di personal mobility: i pod che consentono alle persone anziane di potersi muovere in autonomia nell’ambiente domestico saranno in grado di uscire di casa, aggregarsi in mother shuttel, ridividersi e ricombinarsi in diverse configurazioni. I robot costituiranno il nostro avatar fisico consentendoci una tripla dimensione: quella nostra personale, quella del metaverso, e quella abilitata dall’avatar fisico, una propaggine che ci consentirà di essere al Ces e allo stesso tempo dar da mangiare e interagire con il cane che abbiamo lasciato a casa.

Sostenibilità, elettrificazione, guida autonoma

Come al Web Summit di Lisbona, anche al Ces di Las Vegas la sostenibilità si è imposta come parola d’ordine ineludibile. Non c’era keynote speech che non facesse omaggio a questo tema: riduzione degli imballaggi, dell’utilizzo di materie prime, economia circolare. Ma anche spinta ulteriore sull’elettrificazione. Bobcat ha presentato il suo mezzo da cantiere elettrico; Mercedes un prototipo di auto elettrica con autonomia a mille chilometri; Sony la sua nuova automotive company con due modelli di auto. Bmw ha voluto stupire con un modello in grado di cambiare colore solo premendo un tasto. Un grande rimescolamento della mobilità in linea con quanto abbiamo potuto vedere negli anni passati: sarà più facile fare auto venendo dal mondo della robotica e dell’elettronica che da quello dei motori a scoppio. E poi c’è la concretezza di John Deer con il suo modello di trattore a guida autonoma sul mercato a 500mila dollari. Finalmente un campo dove la guida autonoma rischia di impattare davvero.

Il Ces 2022 si chiude con molti appunti, molte domande e poche risposte. La sfida per l’Italia sarà interpretare, non inseguire in modo passivo, i trend di un anno mai così incerto.

Luca Barbieri
Giornalista e imprenditore, co-founder di Blum

 

In copertina: un momento della conferenza stampa di Hyundai al CES 2022
Photo credits: Consumer Technology Association

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