Covid bump. I media e l’impresa di trattenere gli abbonati
Un anno di notizie, approfondimenti e inchieste, che hanno conquistato lettori storici e nuovi. In un numero: +110%. È questa la crescita degli abbonamenti e delle sottoscrizioni a quotidiani e testate giornalistiche, registrata soprattutto nei primi mesi del lockdown del 2020. Un esempio su tutti quello del Guardian: il quotidiano londinese è arrivato a oltre un milione di abbonati con un incremento del 60% dovuto proprio al cosiddetto Covid bump, il «sobbalzo» che ha reso sempre più necessario agli occhi dei lettori un giornalismo di qualità. Sono alcuni dei numerosi dati e spunti contenuti nel report Journalism, media, and technology trends and predictions 2021 del Reuters Institute. Una ricerca condotta su oltre 200 gruppi editoriali in 43 paesi che svela quanto lo choc della pandemia abbia investito anche il settore della stampa, dove pur tra mille difficoltà si vedono all’orizzonte possibili scenari di sostenibilità.
Firme in smart working
Se si è parlato di una «nuova quotidianità», il giornalismo non ha fatto eccezione. Anche le redazioni sono cambiate, diventando più agili e snelle grazie al massiccio ricorso allo smart working. Questo si è visto sia nelle prime settimane dell’emergenza, quando la necessità del distanziamento sociale ha aguzzato l’ingegno e l’organizzazione, sia quando tutto il mondo ha iniziato a convivere con nuove misure di sicurezza sanitaria. Fatti epocali come le presidenziali negli Usa e l’omicidio dell’afroamericano George Floyd sono stati coperti da giornali fatti letteralmente al di fuori dalla redazione, da remoto.
Sempre nel lavoro di tutti i giorni, i media si sono confrontati e scontrati con l’ondata di fake news alimentata anche dalla grancassa social. Eppure, come emerge dal report del Reuters Institute, l’impennata di contenuti manipolati e falsi non ha affatto indebolito il ruolo della stampa: ne è convinto il 68% del campione internazionale interpellato. Ma la fame di notizie di ogni format – longform, podcast e video – non va data per scontata e dovrà essere soddisfatta con una qualità crescente per guadagnarsi i rinnovi delle sottoscrizioni, dopo la fiammata registrata nel 2020. Quali sono dunque le strade percorribili per la stampa?
Come fidelizzare? Tra subscription ed eventi digitali
Il trend della fidelizzazione dei lettori passa dagli abbonamenti, ritenuti dal 76% del campione preso in esame dal report più importanti della pubblicità come canale di revenue. C’è poi l’opportunità data dagli eventi digitali che ha spalancato nuove occasioni per la stampa: brand journalism o meno, questo format sembra al momento una via obbligata per sperimentare nuove fonti di entrate economiche. Parlando di web, il report del Reuters Institute afferma che quest’anno «gli editori assomiglieranno sempre di più ai retailer». Un’eresia se guardata con l’occhi del giornalismo novecentesco.
La lezione australiana
In realtà, come noto, la stampa non è mai uscita dalla crisi dell’ultimo decennio, travolta da tagli, licenziamenti e precariato. Così le nuove opportunità dell’e-commerce e del fund raising sulle piattaforme rappresentano una chance per dipendere più dai lettori e meno da pubblicità e social. In merito a quest’ultimo aspetto, il caso australiano è paradigmatico: nel momento in cui il paese ha deciso di intraprendere una strada di regolamentazione che imporrà ai Big tech di pagare per le news che circolano sulle piattaforme, Facebook ha deciso di oscurarle tutte, abolendo il giornalismo dalle sue bacheche virtuali (anche se pare che Menlo Park presto potrà riaprirgli le porte). A questa dipendenza dai social esiste un’alternativa. E passa dal guadagnarsi la fiducia dei lettori giorno dopo giorno.
Alessandro Di Stefano
Giornalista, collabora con StartupItalia! e Blum
Foto di copertina di Roman Kraft da Unsplash
Foto interna di JJ Ying da Unsplash