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Eventi, i media al bivio. Meglio online ma il business vibe non c’è

La stampa resta in redazione, al sicuro. Nonostante la lenta ripartenza e qualche timido segnale sui prossimi eventi fisici in calendario – come il CES di Las Vegas, fissato già per gennaio 2021 – i giornalisti e i professionisti del mondo dei media non sono ancora corsi a prenotare il biglietto aereo per visitare la prossima fiera, partecipare all’evento globale sulla tecnologia, o buttarsi sul primo Salone disponibile. Oltre il 60% ha ancora timore del contagio, come è emerso in un recente sondaggio condotto da The Constellation Group (TCG) su tremila giornalisti in Europa, Medioriente, Africa, Nord America e Asia. The Constellation Group è la rete di società e professionisti che opera in oltre trenta Paesi del mondo e che trova in Blum il proprio nodo italiano.

«Le relazioni non si costruiscono a distanza»

«Gli intervistati in Nord America – ha spiegato Fédor Coopmans, l’autore della ricerca – hanno più familiarità con gli eventi digitali rispetto ai loro colleghi in Europa e Aisa, ma c’è stato un coro unisono a sostegno dell’esperienza dal vivo per incontrare i dirigenti faccia a faccia. Le relazioni non si costruiscono a distanza». Tra le ragioni che spingono molti professionisti dei media a non programmare nessun viaggio di lavoro verso fiere o eventi ci sono anche i rischi di viaggi internazionali (65%): nel caos globale in atto, ogni paese ha infatti preso le proprie misure sulla sicurezza e il contrasto del contagio. Ed è proprio questo che genera preoccupazioni in chi si sposta per lavoro e teme di restare incastrato in un paese straniero oltre il necessario (magari per qualche linea di febbre nel momento sbagliato).

La pandemia ha costretto il mondo in smart working (o, meglio, in home working). Le piattaforme per le videoconferenze sono restate per mesi l’unico strumento per organizzare riunioni e sostituire gli eventi fisici con i cosiddetti smart event. Nuovi strumenti, nuovi paradigmi. Ma la stampa tutta ha preso davvero dimestichezza con questi mezzi? Dal sondaggio emerge che, in realtà, la metà degli intervistati ha ammesso di non aver mai preso parte alla presentazione di un prodotto online. Dato che potrebbe anche svelare un certo scetticismo verso questo espediente tecnologico che, evidentemente, non potrà mai sostituire l’evento fisico, soprattutto quando si parla di prodotti da vedere, testare e toccare con mano.

Il calo del business vibe

Quel che sembra scontato, e non soltanto ai giornalisti, è che prima di avere un programma ricco e nutrito di fiere e saloni come è stato fino allo scoppio della pandemia passerà parecchio tempo. Soltanto un intervistato su cinque ritiene improbabile la sua partecipazione a breve a un evento tutto digitale. Va da sé che questo farà contenti pochi: quasi il 90% di chi ha preso parte al sondaggio ha detto che l’assenza di un evento fisico smorza il business vibe, che potremmo tradurre come la giusta atmosfera lavorativa, al punto che soltanto il 20% è convinto che uno smart event equivalga in sostanza a un evento dal vivo per valore e contenuti. Da una parte i benefici sono evidenti: riduzione dei costi e dei tempi per gli spostamenti, oltre alla preziosa possibilità di prendere parte a un qualcosa che ci si sarebbe altrimenti perso; dall’altra, come conclude The Constellation Group, «il valore che i giornalisti ricercano in una fiera non si trova in un evento virtuale».

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